Era il 2019 e avevo appena fatto un ordine da Clio (Bargellini, buyer di vintage e content creator). All’epoca vendeva ancora su Depop, se non ricordo male, e ogni volta che compravo qualcosa, nel pacco trovavo anche un regalo. Un oggetto in più, scelto da lei. Un pensiero, ma anche un gesto preciso: mi piace pensare che me li mandasse non solo perché sapeva che mi sarebbero piaciuti, ma perché sapeva che li avrei indossati davvero. E che li avrei capiti.
Così andò per quel vestito.
Estate 2019, con la versione originale del Vicky Dress.
Non era neppure quello che avevo ordinato: me lo trovai nel pacco, una specie di extra. Ma tra tutte le cose arrivate quel giorno, fu proprio lui a restarmi nel cuore. Oversize, probabilmente una doppia XL, forse un misto cotone un po’ rigido. Ma geniale: lo mettevo "buttandomelo addosso", abbassando la spallina con noncuranza. Era il vestito perfetto da indossare senza pensarci troppo. O forse da pensare tantissimo e far finta di niente.
L’anno scorso ho deciso di rifarlo per Melidé.
Dal mio armadio al vostro
Stesso taglio (con il cartamodello preso dal mio), stessa costruzione spalla-tasca, ma con tessuti diversi, più leggeri, più traspiranti, 100% cotone e ovviamente deadstock. Quando l’ho portato in laboratorio e mi hanno detto il prezzo, ho sgranato gli occhi. Un prezzo importante, per un vestito da giorno. Me lo hanno spiegato: le cuciture erano quelle di un capo cucito a mano, probabilmente in casa. Rifarlo uguale voleva dire rispettarne l’intenzione. E anche il tempo.
È uscito così il nostro vestito Vicky: un po’ vintage, un po’ casalingo, molto mio.
Magari anche vostro.
Quando vale la pena abbassare il margine
Metterlo in vendita è stato, onestamente, un piccolo sacrificio, perché il prezzo che ci sembrava giusto per voi era più basso rispetto alla marginalità di cui avremmo avuto bisogno per reggere come azienda. Ma volevamo che fosse accessibile. Così abbiamo abbassato il margine.
E siamo state felicissime lo stesso: li avete comprati tutti, se non ricordo male non ci sono stati nemmeno resi. È stato uno di quei casi in cui abbiamo pensato: ok, ne è valsa la pena, che soddisfazione.
Così, quando quest’anno abbiamo trovato questo tessuto a quadrettini perfetto (per la borsa, ma anche per il vestito Vicky), abbiamo deciso di riprovarci.
Anche perché Viola non era riuscita a prenderne uno l’anno scorso e lo voleva anche lei. E non per modo di dire: ci ha fatto due vacanze al mare indossando praticamente solo quello.
Stamattina, confesso, ho deciso di tenermene uno per me. Lo volevo troppo.
Ora ufficialmente ne ho tre: l’originale, il beige dell’anno scorso e questo.
Viola con il Vicky dress, le nostre mule in juta e la borsa a rete, perfetta per la spiaggia e da mettere in valigia, perché occupa pochissimo spazio ed è super capiente (regge fino a 6kg).
Ultima cosa.
Qualcuno nella box di ieri mi ha chiesto se secondo me è un vestito solo da mare o anche da città.
Ma ovvio che è anche da città, assolutamente. Anzi: sopra i jeans è stupendo.
Potete usarlo anche come vestito, sì, anche in città — un po’ come in quella foto di Jane Birkin incinta, con Serge Gainsbourg, il mitico cestino e (non abbastanza citati) degli stivali vintage che io, personalmente, ci vedo benissimo.
Quindi sì: se lo volete mettere come vestito, mettetelo come vestito.
Ma se in città non vi va di mettere una cosa corta — anche se sapete cosa penso delle cose corte, che devono essere corte e basta — potete metterlo con sotto degli shorts di jeans, oppure sopra ai jeans, o ancora meglio: con dei pantaloni leggeri, tipo quelli che l’anno scorso abbiamo usato per abbinarlo, i pantapigiama. Vi rimetto anche la foto.