Dentro la borsa ci deve stare tutto.
E deve anche essere comoda da portare. I manici della nostra maxi shopper sono pensati proprio per questo: non troppo lunghi, perché se la porto a mano non deve toccare terra, ma nemmeno troppo corti, perché deve poter stare sulla spalla, bene aderente, senza scivolare.
Chiaro: è una borsa estiva, quindi pensata per essere portata con una t-shirt, una canottiera, un vestito leggero. Ma l’ho usata anche con un trench, la scorsa settimana a Palermo, per uscire di sera. e funzionava lo stesso. Invece del telo per il mare ci avevo messo lo scialle, perché, nella mia testa, è anche una borsa da città. Ma torniamo indietro.
E anche questa rientra nella nostra nuova categoria preferita: estetica fuorisede.
If you know, you know.
Mi ricordo bene la prima cosa che comprai da American Apparel, quando aveva aperto in via dei Serpenti, a Roma (Rione Monti).
Era il primo brand che avesse intercettato una certa estetica minimal, street, accessibile e che al tempo stesso parlava, finalmente, di etica del lavoro. Comprai una borsa da palestra, in tessuto leggero, con i manici corti: l'ho usata ovunque. In città, nei weekend, quando dormivo fuori casa, in spiaggia.
Era morbida, fluida, e mi piaceva proprio perché, quando era vuota, sembrava svenire un po’.
Queste borse nascono da lì: da quel ricordo, da quella sensazione. Rientrano a pieno titolo, come abbiamo imparato a dire, nella categoria estetica fuorisede. Dico "abbiamo imparato" perché dopo l'ultima newsletter avete iniziato a mandarmi le vostre icone quotidiane di estetica fuorisede. Un esempio? Le cene a base di mozzarella e pomodoro, o pane e stracchino. If you know, you know.
Questa è l'apoteosi del deadstock: riconoscete questi tessuti?
Il deadstock del deadstock del deadstock.
Oltre alle borse, trovate anche tre nuove rouches per capelli.
Scrunchie, elastici, chiamateli come volete, quello che conta è che sono fatti con tessuti super riconoscibili: il deadstock del deadstock del deadstock. Praticamente, l’economia circolare che fa il giro della morte, meraviglioso!
Chi ci segue li riconoscerà subito: ci sono il tessuto della gonna tigri, la fodera della gonna tigri e la viscosa cicciotta e sostenuta del vestito Alessandra.
Le abbiamo fatte con gli avanzi di quelle produzioni, ritagli recuperati all’ultimo momento, strisce di stoffa salvate in extremis. Ce ne sono pochissime, e siamo molto orgogliose di non aver sprecato davvero nulla.
Quindi, se vi state chiedendo “cosa metto nel carrello per raggiungere la soglia della spedizione gratuita?”, ecco: questa è proprio la risposta perfetta da darvi.
È online anche l’ultima versione del top Costanza, realizzato con il tessuto avanzato dal vestito lungo azzurro.
Il bordo è lasciato a vivo: una cucitura lo blocca, ma l’orlo resta sfilacciato.
Ci piaceva l’idea di aggiungere un dettaglio imperfetto a un capo così minimal, quasi da design. Lo rende più poetico. Più nostro.
“Cosa posso aggiungere per arrivare alla spedizione gratuita?”
Sul serio, ieri, è arrivata questa domanda, e mi sono resa conto che non ho mai fatto un vero elenco delle cose che, secondo me, sono imprescindibili.
Certo: tutto quello che c’è sul sito lo è, perché lo abbiamo fatto noi, e io amo tutto. Ma alcune cose, in modo personale, mi sono più care.
Tra i libri, in questo momento, ce n’è uno che consiglio sopra gli altri: L’evento di Annie Ernaux.
È un testo riflessivo, straziante, storico. Racchiude tutto quello che cerco in un libro: una storia personale, un contesto storico forte, una scrittura che mi insegni qualcosa, mi deve arricchire: culturalmente, intellettualmente, stilisticamente.
La copertina è stupenda, quel punto di rosa è perfetto. La carta, anche.
Compratelo da noi, se volete, o nella vostra libreria indipendente. Ma leggetelo.
Tra l’altro ho ordinato per voi alcune copie, ormai fuori catalogo di La vacanza di Dacia Maraini, nell’edizione Einaudi del 1998, quella con la prefazione che vi ho citato nell’ultima newsletter. Appena arrivano, le mettiamo online.
Sintetizzando tanto, L’evento parla di aborto, La vacanza racconta delle molestie.
Io non ho gli strumenti per affrontare questi temi come andrebbero affrontati, non è il mio ruolo.
I miei strumenti sono i libri, e allora lascio che parlino loro.
Perché comunque, anche qui, dove si parla di vestiti, di ricordi, di tessuti, di borse e di ciondoli in ceramica, di estetiche coniate a caso, di virate tamarre e minimalismo imperfetto, di vacanze, non potrò e non vorrò mai parlare solo di questo, è impossibile.
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Cercaci, siamo a disposizione. Ci piace parlare con voi, lo sapete.