Ti senti strana? Forse è un buon segno.

Gonne oracolari e blazer che durano “una vita”

Ti senti strana? Forse è un buon segno.

Se ti senti strana, probabilmente è un bene.

It’s the season of change, and if you feel strange It’s probably good
Dicono gli Arcade Fire, colonna sonora della mia terza vita, nel nuovo singolo (Year of the Snake), uscito ieri è tutto fucsia, il che mi fa pensare che potrei riesumare qualche oggetto sopravvissuto alla mia virata fucsia del 2009.

Cliccate sulla foto per ascoltare la bellezza. Mi azzardo a smerciare questa musica perché sarebbe egoista non condividerla, nel remoto caso che vi fosse sfuggita. E poi ho incontrato una di voi proprio all'ultimo concerto degli Arcade Fire, a Milano: siamo allineate amiche, è bello riconoscerci nei posti giusti.

Ti senti strana? Io no. Eppure dovrei, dovresti. Perché se sei qui, e ti piacciono i nostri vestiti, non sei come tutti o come tutte. Perché quello che facciamo non si vede a occhio nudo: servono lenti speciali. E se vogliamo (vogliamo? Oddio, sono combattuta) restare nella metafora, sono lenti verdi. Ti fanno vedere le cose ecosostenibili e portano indietro, sullo sfondo – o addirittura cancellano – tutto ciò che non lo è.

In realtà ci sono cose più verdi, anzi green – perché in inglese è un concetto, in italiano solo un colore – e cose meno green. Ci sono vestiti, scarpe o borse prodotti in modo non sostenibile, con materiali non sostenibili, che però durano “una vita” (oggi abbondanza di parentesi e virgolette, e non è un bene). E poi ci sono cose prodotte nello stesso modo, ma che diventano brutte e finiscono nella spazzatura nel giro di pochi mesi.

Le cose che facciamo noi, invece, sono fatte con tessuti ecosostenibili, prodotte in modo etico, concepite e ideate in un posto in cui si lavora bene, in serenità, e durano tantissimo. Alcune direi “una vita”, altre meno – più che altro perché verranno usate davvero tanto, tantissimo.

Il Blaze-á-Porter, la camicia over e la minigonna wrap sono tre esempi su cui sento di potermi sbilanciare. In genere ci prendo, non a caso Viola mi chiama “oracolo”, anche se il futuro a volte è così palese nel presente (o nel passato) che non serve la palla di vetro per prevederlo.
Mi sento di sbilanciarmi su quanto userete questi due capi che abbiamo realizzato: sono fatti bene, i tessuti sono di altissima qualità, i colori senza tempo, i design non seguono un trend, ma soprattutto sono versatili in quanto a vestibilità.


Come accadde per le prime gonne Lambada (sold out clamoroso: in poche ore spazzate via da una valanga di ordini), ciò che rende queste gonne impareggiabili è la possibilità di indossare la stessa taglia anche cambiando peso e conformazione fisica.
In sostanza: siccome prima e dopo il pranzo di Pasqua non siamo le stesse, e nemmeno prima o dopo una gravidanza, o prima o dopo qualsiasi periodo della vita in cui giustamente non ci importa nulla di prendere o perdere peso, questa gonna e questo blazer non finiranno in un abisso dell’armadio. Potrete continuare a indossarli anche con qualche chilo in più o in meno. Infatti, la cosa che più mi disturba delle mie oscillazioni di peso è il fatto di non poter indossare alcuni capi. Una tuta in velluto che mi stava da dio 8 kg fa ora giace nell’armadio (non la venderò mai), i 501 che avevo in tutti i bagni di colore in taglia 26 li ho ricomprati tutti nella 27, e alcuni nella 28.

Insomma, non può valere per tutto, ma è bello sapere che ci sono cose che possiamo continuare a indossare. In qualsiasi girovita della nostra vita.

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