Sui social stanno succedendo parecchie cose, la maggior parte delle quali mi è del tutto ignota, perché quello che vedo io, o meglio, quello che l'algoritmo mi propone, è una briciola rispetto alla quantità mostruosa di contenuti condivisi ogni giorno dagli utenti di Instagram.
In un articolo del Sole24ore del 28 marzo, Martina Amante scrive che "il 34,4% dei 14-29enni dichiara di aver cambiato atteggiamento verso i macro-influencer a seguito del coinvolgimento della più celebre di tutte le influencer (Chiara Ferragni) nell’ambito del “Pandoro Gate”, laddove per il 14,3% questo episodio non ha determinato una frattura tale da alimentare un abbandono degli influencer in generale."
Anche l'utilizzo massiccio e popolare dell'AI sta generando reazioni e nuovi approcci. Più attenzione, prudenza e un po' di pregiudizio quando visualizziamo contenuti, perché ormai sappiamo quanto è facile generarli, e quindi apprezziamo ancora di più la genuinità, l'imperfezione acquisisce nuovo valore, la postproduzione che pialla visi e rende i corpi conformi è ancora più cringe, le foto in pose studiatissime ci piacciono ancora meno. Ora, you may say I'm a dreamer, (but I'm not the only one), ma non è che Instagram potrebbe lentamente, molto lentamente, tornare alla sua essenza iniziale, ovvero alla scrausità? Tornare a essere una piattaforma per gattare (è un concetto estetico, puoi essere gattara anche se non hai un gatto)?
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La storia delle gonne Lambada è nota, ma io spero sempre che nessuno la sappia e comunque per rispetto delle minoranze, se anche una di voi non la conosce eccomi, scelgo di ripertermi.
Le "Lambada" sono per me quelle gonne in acetato, a ruota, fatte a telette di colori fluo diversi e accostati a caso, con l'elastico in vita, che indossavo negli anni 90, quando facevo le medie.
Nella mia testa l'offesa di Fabio B, mio compagno di classe delle elementari che chissà ora che fa, riecheggiava ancora: "Sghemba!". Avevo le gambe molto magre, ero molto magra in generale, un po' perché nella mia famiglia non era abitudine abbuffarsi, un po' per costituzione.
Ora non pensate che Fabio B avesse un vocabolario così sottile: l'aggettivo "sghembo", per quanto sia italiano, è molto usato nel dialetto bresciano (e infatti, non per azzardarmi storica della lingua, è una parola gotica introdotta nel basso medioevo, probabilmente era già molto diffusa nella lingua parlata al nord). Alle medie dunque, liberata dalle aggettivazioni di Fabio B, indossavo con più disinvoltura le minigonne e le Lambada erano le mie preferite. Le stesse che vediamo roteare nel famoso video del 1989, che ha segnato parte dell'immaginario di noi ragazze degli anni 80, che negli anni 90 iniziavamo a scegliere i vestiti da metterci. O quantomeno, ci sembrava di sceglierli dato che il mercato, "quello era".
Questa volta, e così sarà da ora in poi, siamo partite dal tessuto. Abbiamo trovato un tessuto stampato perfetto per questa gonna, una pezza piccola con cui potevamo fare solo qualcosa di corto, per evitare di creare un'edizione limitata ancora più limitata, ed è stato facile pensare di allocarlo alla nostra Lambada, la minigonna a telette che ormai è fissa, in tante diverse versioni, nel nostro catalogo da molti anni.
È un tessuto deadstock in poliestere riciclato (RPL), con una favolosa stampa raffigurante tigri marroni e fiori colorati sui toni del rosso, rosa e lilla su base beige chiaro. Un colpo di fulmine.
È online da ieri ed è già quasi sold out.
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C'è un nuovo libro nel bookshop, ho finito di leggerlo qualche giorno fa. Non fatevi spaventare dal numero delle pagine, vi assicuro che lo trangugerete velocemente, è scritto bene, tradotto bene. È un romanzo, ma purtroppo non c'è nulla di inventato. È ambientato in Ucraina durante e dopo la seconda guerra mondiale ma purtroppo è attualissimo. Vi anticipo i ringraziamenti finali, così capite cosa intendo. Ah, una cosa non rilevante: è stato stampato ad Ariccia, quindi nel cuore dei Castelli Romani.
L'idea di scrivere questo romanzo mi è venuta nel 2014, mentre la Russia si impadroniva della Crimea e scatenava una guerra nelle regioni dell'Ucraina orientale. Io ero a Kabul, dove lavoravo come direttore della sede in Afghanistan e in Pakistan del Wall Street Journal, e cercavo di spiegare la storia tragica e complessa del Paese in cui sono nato, e i motivi per cui desiderava così tanto sbarazzarsi finalmente dell'eredità sovietica. C'è voluto un po'. Ho terminato il libro nel 2022, poco prima che la Russia lanciasse una guerra su larga scala. Qualche settimana dopo, mentre la mia città natale era sotto i bombardamenti, le descrizioni di Kyiv in tempo di guerra che avevo immaginato nel libro si materializzarono nella vita vera. Erano identiche.
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Dopo avervi smerciato il singolo degli Arcade Fire, nell'ultima newsletter (che presto sarà anche online su Breakfast Club, il blog), ho deciso di aggiungere una rubrica fissa con alcuni contenuti che ho trovato interessanti, per condividere riflessioni, idee, wishlist e altro di non classificabile.
- Un pezzo di Alice Valeria Oliveri su Rivista Studio, parla del fenomeno (nel senso etimologico del termine, direi) Edoardo Prati. L'ho letto lunedì mattina mentre facevo colazione, mi ha colpita questo periodo: Dove vai se l’ermeneutica iper-soggettivista non ce l’hai, soprattutto se funzionale a un universo di performance quotidiana che basa tutto sul sé e sull’autorappresentazione: il mio profilo Instagram, il mio reel, la mia faccia, la mia fotocamera frontale, il mio rapporto con Werther, la mie affinità elettive, la mia Liguria. Risi diceva a Moretti di spostarsi dall’inquadratura così poteva vedere il suo film, io direi spostiamoci da davanti al libro così lo possiamo leggere davvero. Mi sembra una riflessione molto realistica, che infatti ha fatto indignare qualche influencer che si è probabilmente specchiata in questa analisi.
- Una cosa più leggera: ma secondo voi perché Meghan, Duchess of Sussex, quando fa da sé le sue stories su IG, non pulisce mai l'obiettivo? Forse qui c'è davvero un ritorno al 2010, dobbiamo interpretarlo come avanguardismo, non approssimazione.
- Un'altra cosa leggera che ci meritiamo: fino a lunedì usando il codice COMBO20 avete uno sconto del 20% sull'acquisto di un tubino midi con le calze in filo di Scozia nel vostro colore preferito. Perché questa combo? Volevamo scontare il tubino midi in poliestere riciclato in una stagione molto consona per indossarlo senza collant, ho sperimentato io per voi il look sabato durante un evento all'Accademia Costume e Moda alla sede che si trova a Piazza Vittorio Emanuele, dove prima c'era il M.A.S. - MAGAZZINI ALLO STATUTO. Chi è di Roma e ha almeno la mia età farà un salto in una cosa molto bella e suggestiva, ripensando a quel palazzo, che non poteva avere destinazione migliore.
- Sapete che amo definire le cose. Non è un'ossessione, piuttosto deformazione. E penso che ci sono tanti livelli di conoscenza delle parole, il livello più alto è "saperle definire". Ecco quindi, se siete abbonate al post e volete godere di un altissimo livello di saper definire le cose, Bordone spiega cosa è il femminicidio in una puntata sublime di TB, nel caso in cui vi fosse sfuggita.
- Venerdì scorso, durante la cena del venerdì con i miei amici (la cena del venerdì è un concetto, si svolge in genere di venerdì perché è il nostro modo di chiudere la settimana lavorativa e trascinarci verso il weekend insieme), un mio amico ci ha fatto ascoltare questa stupenda, meravigliosa, commovente, magnifica versione del Piotta di Mamma Roma addio di Remo Remotti, Me ne andavo da quella Roma...(reloaded) - feat. Luca Barbarossa, Daniele Silvestri, Mannarino, Ditonellapiaga, Carlo Verdone, Emanuela Fanelli, Valerio Mastandrea & Carl Brave. La copertina del singolo è stata disegnata da Zerocalcare, tra l'altro. Anche stavolta, cliccate sulla foto per ascoltare la bellezza. La amerete anche se non siete di Roma, anche se a Roma ci siete state solo mezz'ora, tra un binario e l'altro di Termini per aspettare una coincidenza.