Blaze-à-Porter, Spolverino per le amiche

La novità che ti svolta la primavera

Blaze-à-Porter, Spolverino per le amiche

Un blazer, una giacca, uno spolverino, un soprabito, un trench, un vestito: questo capo ha mille personalità e si presta al più classico dei "gira la moda", cambiando identità a seconda del look che vuoi creare. È un blazer perché si inscrive perfettamente in quel concetto di capospalla che a ogni mezza stagione compare in post, stories, riviste cartacee e online. Adorerei scrivere un pezzo sui blazer due volte l'anno per una rivista, come mi piacerebbe fare quei servizi sul caldo con la gente che mette i piedi nelle fontane o le interviste sulla spiaggia. Ma non divaghiamo.

È anche una giacca, quel termine che dobbiamo stare attente a usare per non passare per boomer, demodé, anzianotte, per non finire nell'oblio perché anche l'algoritmo potrebbe pensare che non siamo sul pezzo, dato che la parola "giusta" (e qui "giusto" è inteso nel suo significato più contemporaneo di "cool" - addirittura qui a Roma ho sentito usare "giustone" riferito a un look).

Ma ecco che scavallo il non-cool, faccio il giro della morte e atterro su un'altra definizione: spolverino o soprabito. Lo spolverino è un tipo di soprabito leggero, sfoderato e lungo fino al ginocchio o appena sotto (quindi il nostro, per la lunghezza, vi si discosta), generalmente utilizzato in primavera o autunno. In genere lo spolverino viene realizzato con tessuti come cotone, lino, gabardine o materiali tecnici (e qui ci siamo, perché abbiamo usato viscosa e tencel), perché nasce per proteggere gli abiti dalla polvere e dalla sporcizia durante gli spostamenti all'aperto.
Ho cercato un po' di storia di questa parola, spolverino, nonostante non sia il nome ufficiale che abbiamo dato a questo capo, perché è super interessante. Nasce tra fine Ottocento e inizi Novecento come mantello leggero utilizzato soprattutto durante i viaggi, specialmente in carrozza o in automobile scoperta, per proteggere gli abiti dalla polvere sollevata durante gli spostamenti. Ho indagato anche sulla collocazione geografica di questa parola: è comune soprattutto al Nord e nelle città con forte tradizione sartoriale come Milano o Torino, anche se è conosciuto ovunque. Ho scoperto anche che esistono termini equivalenti come l'inglese duster coat o car coat, oppure il francese cache-poussière (adoro!), che letteralmente significa "nascondi-polvere".

Se vuole, può anche essere un trench, o meglio, può "fare il trench" (e quindi, alla domanda "ci è o ci fa?", ci fa). Non perché assomigli a un trench, ma perché ha esattamente la stessa funzione di un trench e lo stesso vantaggio di essere leggero, comodo, non strutturato, facile da portare con sé e anche da mettere e togliere quando le temperature variano. Tipo oggi a Roma: si sta al sole in T-shirt, ma sarebbe un errore uscire senza un blazer!


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Ma la sorpresa è che lui, il nostro Blaze-à-Porter può anche essere un vestito (o se vogliamo essere più cool - e vogliamo esserlo, perché no? - un blazer-dress). Completamente allacciato diventa un capo che fonde la struttura sartoriale tipica di una giacca con la linea e la lunghezza tipiche di un abito corto.
Se vogliamo dirlo ancora meglio, e chi siamo noi per non volerlo, ha un design sartoriale pulito ed essenziale, tipico dell'abbigliamento formale, ma rivisitato in chiave femminile e contemporanea.

Arriva proprio oggi insieme alla primavera, tempismo perfetto, è tutto vostro!

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