PERCHÉ DEADSTOCK?
Perché, sul serio, quando è possibile, quando la materia prima è ideale per il prodotto pensato, non vedo prioprio il motivo di non utilzzare qualcosa che è lì, fermo ad aspettare, abbandonato, destinato a essere buttato perché non serve più e occupa spazio.
Che poi occupa spazio comunque, spostarlo dal magazzino di un'azienda a una discarica non cambia nulla, occuperà comunque spazio sul nostro pianeta e come sappiamo, il nostro pianeta ha una superficie finita, limitata. Anche un terrapiattista sarebbe d'accordo su questo.
Fino a un paio di mesi fa mi limitavo a fare cose ecosostenibili e definirle tali per dovere di cronaca, e non la menavo troppo con la sostenibilità. Vi anticipo che io non la menerò mai con la sostenibilità perché non sono così coerente da poterlo fare, perché se vi parlo da uno smartphone usando parole come etica ed ecologia genera un cortocircuito, un'ipocrisia (collettiva, ma che non toglie responsabilità individuali), perché sono da sempre convinta che colpevolizzare il consumatore non sia la strada.
Però, confrontandomi con altre colleghe e consulenti di altri brand mi sono resa conto che il livello di sostenibilità del nostro brand è decisamente sopra la media. Di molto sopra la media nell'ecosistema dei brand e delle aziende che si definiscono "sostenibili".
E per questo ho deciso di essere sempre più esplicita e valorizzare il più possibile il cosante sforzo di non cedere ai compromessi e di lavorare in modo etico e rispettoso dell'ambiente. E delle persone.
Lavorare con filati e tessuti sostenibili è complicato e spesso problematico. Pescare in un catalogo immenso di composizioni e colori, o addirittura scegliere un colore e tingere il filato grezzo, sarebbe l'ideale per chi fa il nostro lavoro: potremmo scegliere consistenze e tonalità, mixare le fibre per ottenere il risultato migliore e realizzare il prodotto esattamente come lo avevamo pensato.
Fare la stessa cosa senza produrre la materia prima - il filato o il tessuto - da zero, ad hoc, significa avere meno scelta e sopratutto adattare il design del prodotto al materiale a disposizione per produrlo. Mi seguite? Spero di riuscire a spiegarvi questi processi in modo semplice, ci provo anche con la voce durante i miei monologhi su Instagram, vorrei davvero trasmettervi queste informazioni per aiutarvi a capire cosa significa fare - e di conseguenza vendere e comprare - qualcosa che non impatti in modo massiccio sul guaio che stiamo combinando al nostro pianeta.
Eccoci al dunque: per fare queste sciarpe e questi cappelli siamo andate da uno dei nostri magliai, a Prato, dove abbiamo potuto selezionare insieme i filati rimasti nel magazzino, deadstock di altre produzioni che non sono più in commercio, per realizzare i nostri accessori.
Volevamo un berretto semplice, in fibre che non surriscaldassero, sottile e molto basic, una sorta di passepartout che non può mancare, adatto per essere aggiunto in qualsiasi look e in qualsiasi contesto, sia con capispalla sportivi o casual, sia con cappotti più eleganti e formali.
Per la sciarpa avevo le idee chiarissime: la volevo maxi. Lunga, ampia, a costa inglese, come se fosse fatta ai ferri, con delle frange lunghe, scenografiche, voluminose. E così è stato, e ora infatti sto cercando di scegliere un colore, o al massimo due, perché di questo filato morbidissimo (l'alpaca, come sapete, è sempre una certezza) avevamo pochissima disponibilità e quindi le quantità delle sciarpe sono molto basse, non posso permettermi di rubarne tre
Abbiamo creato delle combo: potete scegliere uno dei tre abbinamenti sciarpa/berretto che abbiamo pensato, a un prezzo speciale. Li riceverete confezionati nelle nostre ormai note e indispensabili dustbags di cotone bio.
LA COLLAB PERFETTA ESISTE?
Sì, MELIDÉ x Santomanifesto, il nostro brand (romano!!) di poster preferito.
Abbiamo creato tre kit T-shirt ispirate a tre poster di Santomanifesto:
TI ODIO AMORE MIO
POCHE IDEE MA CONFUSE
PUÒ NASCERE UN FIORE
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